
Visto il successo in crescendo di Life in Music, sto preparando la terza puntata che sarà on line in diretta lunedi 9 maggio alle ore 21,30.

Ma che cielo c'è questa notte?! Un vaso gigante di vetro lavanda tramato di glicine e tortora opalescente stupore dell'universo. Nessun suono vibrato nell'aria. Solo indistinto rumore di fondo. Respiro piano a bocca aperta ed è l'unico vento che sento. Fiuto il tempo che passa senza contarlo.
Mi riposo i perché.
Anche gli alberi si prendono un po' di quiete stanno buoni ben pettinati prima di mettersi a nanna.
Io però non andrei mai a dormire. Come se mi perdessi qualcosa. Quasi che succedesse di più quando è notte che non nella lunga durata del giorno. E mi gratto indolente la schiena puntando lo sguardo sul gomito.
Come un mirinospostandolo a destra e a sinistra giù in basso e poi su.
Un collega d'insonnia, un gabbiano plana immobile e vago sopra un mare di tetti.
Forse ha fatto più tardi forse è l'ultima corsa come quella di un taxi che svanisce in un soffio al contrario. Non c'è buio stanotte.
Neanche un'ombra o una tenebra a increspare la pelle a inventare paure. Il soffitto si è aperto in un largo astronomico come quello del cinematografo di tanti anni fa tra il primo e il secondo tempo. Tutto appare più chiaro del nero. Moonligth Serenade.
Si lo so che è la luna a far questo ma io resto girato così e non la guardo.
Provo un pallido caldo sul collo e mi piace tenerla alle spalle come un seguipersona puntato sul mondo.
Stamattina mi sono alzato con un pensiero fisso: spegnere con l'interruttore gli apparecchi di casa, quelli lasciati per ore, giorni, mesi con la lucetta rossa dello stand by. Che spreco dicevo a denti serrati. Se tutti smorzassimo almeno queste spie del benessere chissà che risparmio... Rispondevo a me stesso: forse non tanto ciascuno, però tutti insieme... Abbiamo più telecomandi che amici.
Allora è vero che i telecomandi si vedono nel momento del bisogno!
Mi ricordo come se fosse ora quando il primo di questi arnesi fece il suo trionfale ingresso in casa dei miei ch'era pure la mia. Un affare argentato grande come una scatola di biscotti legato al televisore con un cavo ombelicale arrotolato su sé così che non si riuscì mai a domarlo e restò sempre a coda di porco. Al centro un tasto uno solo con su scritto Acceso (di sopra) Spento (di sotto).
Se arrivava qualcuno un parente un amico mio padre si sedeva in poltrona afferrava misterioso l'oggetto misterioso anche lui e via: accendi e spegni più volte davanti allo sguardo sorpreso e ammirato degli ospiti.
Così quella diavoleria tecnologica prese il potere su di noi e il sopravvento sugli altri congegni precedenti al suo avvento.
Finirono nel dimenticatoio delle attenzioni il carrello ultramoderno lo stabilizzatore di corrente la lampada verde per non farsi male alla vista una piccola antenna aggiunta che nessuno seppe mai se servisse davvero. Il telekommander aveva vinto.
La prima vittima fu il maschio capofamiglia. Sentivo che era il 'coso venuto dal negozio' a tenere in pugno papà. E non viceversa. In una lingua algoritmica di onde quadrate incomprensibili non udibili dall'orecchio umano, il telecomando diceva ghignando: que-sto-te-lo-co-man-do-io. A mia madre quando fu abilitata all'uso: te-la-co-man-do-pu-re-le-i. A tutti e tre noi: io-li-te-li-co-man-do. Da allora cominciò e non è mai cessata L'Invasione dei Telecomandi.
E la nuova costellazione di lucine rosse verdi gialle azzurrine per casa.
Ma stanotte è una notte speciale. C'è un che di impalpabile trasparente magia come se avessi potuto con un solo pulsante spegnere tutto e lasciarmi accesi soltanto gli occhi. La mia unica luce è la luna. Mi giro e mi allatta lo sguardo.
Una luna così mica càpita spesso. Dentro il cerchio ci passano baci, abbracci infiniti d'innamorati, cime brune e tempestose di abeti, altalene di ghirlande di fiori, carrozze volanti.
Com'è tonda, perfetta. Un disco lanciato per battere il record galattico, per il sogno più lungo mai fatto. Per un attimo smetto di respirare. E mi tengo tutto ciò che si può dentro il vuoto di me.
Cosa voglio di più? Ho la luna piena e l'anima ubriaca.
(Claudio Baglioni)....................
Bellissima, no other wordsW

Ciao, sto facendo una prova di tecnologia.
Tutto ciò che sto dicendo in questo momento viene trascritto dal mio computer in tempo reale e questa cosa mi sembra assolutamente fantastica.
Ma finiremo di scrivere anche al computer e dimenticheremo quindi completamente come si fa a scrivere sia a mano che su una tastiera?
Io credo che si debba utilizzare la tecnologia in maniera intelligente; ho sempre pensato infatti che sia molto bello scrivere a mano su un foglio e poi portare ciò che abbiamo scritto, direttamente sulla tastiera di un computer.
In questo caso noi possiamo fare una cosa ancora più interessante: possiamo cioè saltare la parte intermedia di questa evoluzione tecnologica; mi spiego meglio: credo sia bellissimo scrivere su un foglio, su un taccuino, su una moleskine, su qualsiasi cosa sulla quale noi possiamo scrivere attraverso la nostra penna, la nostra matita, la nostra biro e poi a quel punto possiamo saltare completamente la parte di digitazione sul computer e parlare al computer il quale avrà il compito di tradurre poi ciò che noi abbiamo letto!
Mi sembra un uso, diciamo così, intelligente di tutta la tecnologia, senza dover abbandonare la parte più umana della comunicazione ovvero la scrittura su un foglio del nostro pensiero.
Tutto qui: devo dire che mi sto divertendo e sto risparmiando molto tempo, anche se, grazie al mio lavoro di pianista, sono avvantaggiato nella digitazione su una tastiera.
Alla prossima (... adesso vado a rileggere per controllare gli eventuali errori :-)
Con l'occasione vi ricordo la prima puntata di Life In Music, che andrà on line in diretta, Domenica 10 aprile alle ore 21,30

...piove e come al solito c'è chi impreca, chi si bagna, chi scivola, chi alza gli occhi al cielo... ma c'è chi trasforma un pomeriggio di pioggia in pura poesia:
Guardo
tra le gocce
rimaste sul vetro
perline souvenir
ricordo di un viaggio
dal cielo alla terra.
Chiudo un occhio
poi l'altro
a prendere la mira
centrandole con lo sguardo.
Ognuna è una lente
con grado e colore diverso.
Dietro il panorama cambia
si gonfia
si storce.
Le cose non sono le stesse...
Le linee dei tetti
le cime degli alberi
l'orizzonte
si muovono a onde
s'incapricciano
si avviluppano
in metamorfosi liquide
di paesaggi fantastici.
Sono chiuso in casa
e dentro me
da un po' di tempo.
Mali di stagione
malie di un momento
e rimedi di sempre.
Un covo, una tana, un riparo.
Coprirsi, proteggersi,
forse nascondersi.
Dal resto, dal fuori,
da ciò che succede.
Tra i fatti di ieri
le storie di oggi
i dubbi di domani
che spesso si assomigliano tanto.
Ora è comparso persino
uno strappo di sole.
Non abbastanza per rischiarare
e neanche chiarire.
Tutto sommato
se ne può fare a meno.
In questo turno di pomeriggio
si va meglio senza.
Talvolta la pioggia all'esterno
è il posto in cui stai più bene
e più al sicuro.
E poi ti basta sbirciare
attraverso le gocce
e nel silenzio del cuore
e muto osservare
il tuo mondo mutato.
Come ti pare.
Serve solo
un po' d'acqua di nuvole.



