Bellissimo concerto:
non si può scappare da questa frase ovviamente retorica ma impossibile da sostituire.
E' stato veramente un bellissimo concerto, con i migliori artisti italiani che si sono finalmente "sciolti" e allontanati da quelle vecchie regole dello show-businness, che non spingevano certo a "fraternizzare" con gli altri artisti, visti sempre come rivali e mai come amici.
Devo dire che prima di ogni altro, è stato proprio Claudio Baglioni, con la sua O'Scià, che ha contribuito a rompere il ghiaccio ed ha riunito in tutti questi anni, centinaia di artisti italiani (credo tutti oramai) su un unico palco per un'unica idea.
E adesso Italia Loves Emilia ha sancito ufficialmente questa rivoluzione culturale che gli artisti italiani hanno intrapreso, con gioia, con spirito di cameratismo musicale, con voglia di stare insieme per una causa così importante.
Ed io ne sono felice, felicissimo, perchè fino a qualche anno fa, non pensavo che questo potesse succedere.
Ho amato alla follia infatti tutte quelle reunion anglosassoni che in varie occasioni hanno riunito su un immenso palco artisti quali: Elton John, Sting, Phil Collins, Mark Knopfler, Rod Steward e tanti altri, quasi sempre sotto l'egida musicale di colui che viene considerato da tutti il n. 1 ovvero Sir Paul Mc Cartney, ed ho sempre pensato che in Italia tutto ciò non sarebbe mai accaduto. Ed invece ecco qua: Italia Loves Emilia, con un pubblico di oltre 150.000 persone, e 13 dei più grandi artisti italiani, riuniti su un unico immenso palco per una causa così importante e così nobile.
Tutto ciò grazie a questa benedetta musica "leggera" che oramai credo sia giusto definirla musica "moderna" perchè di leggero, vi garantisco, in questa musica non c'è mai stato niente.
Vorrei concludere citando una frase di Ernesto Assante il quale ieri sera su twitter ha scritto:
"tutto ciò in barba a coloro che pensano che queste siano solo canzonette".
un saluto, aspettando O'Scià.
domenica 23 settembre 2012
venerdì 21 settembre 2012
Musica: nuovi orizzonti?
Se qualcuno mi chiedesse oggi, come immagino il domani della musica ovvero cosa succederà fra 5, 10 o 20 anni, non saprei cosa rispondere.
Eppure fino a qualche anno fa, mi ero divertito a fare delle previsioni visto che la musica è la mia attività da quasi 50 anni, e devo dire con molta umiltà che ci avevo azzeccato quasi sempre.
Adesso invece è molto più complicato. Perchè? Semplice, perchè la musica è una delle grandi forme di comunicazione dell'uomo e come tale è soggetta a tutte le evoluzioni che la comunicazione subisce per merito o per colpa, della innovazione tecnologica. Se poi aggiungiamo che la musica popolare ovvero la musica moderna è anche legata alla tecnologia musicale si può ben immaginare che la velocità di evoluzione addirittura si raddoppia quindi .... impossibile prevederne il futuro.
Ci sono però alcuni segnali che mi fanno riflettere.
Qualche settimana fa, un articolo su un musicista americano, raccontava che il tale, facente parte anche di una band piuttosto famosa negli U.S.A. ha deciso di far uscire il nuovo album della band in versione.........."cartacea": ebbene si! Le partiture al posto della registrazione sonora.
Evidentemente si tratta di una provocazione, comunque interessante perchè ci riporta al 19° secolo, periodo in cui la musica era ancora solo "scritta" e quindi la partitura aveva un valore addirittura estetico.
In ogni famiglia medio borghese c'era un pianoforte e su ogni pianoforte c'era sempre una partitura che faceva bella mostra di se e che veniva "letta" dalle persone che abitavano quella casa.
Posso quindi rispondere alla domanda che mi ponevo da tantissimi anni: nel 1899 il brano "Maple Leaf Rag" dell'inventore del rag-time ovvero Scott Joplin, vendette oltre un milione copie!!
Ora, si da il caso che il brano, che io conosco perfettamente, è molto difficile da suonare al pianoforte e richiede una discreta tecnica, molto allenamento e un ottima lettura. Mi sono quindi sempre domandato: ma c'erano veramente 1.000.000 di persone in grado di suonare quel brano in America nel 1899?
Evidentemente no, ma la copia del brano. in versione cartacea, appoggiata sul pianoforte faceva la sua bella figura.
Dunque l'idea di quel musicista americano, di far uscire il lavoro della sua band solo su partitura, è strana ma non folle.
Qualche tempo dopo ho riflettuto nuovamente su questa notizia e mi sono accorto di una cosa buffa:
da qualche mese oramai, la mia musica si vende meglio su carta stampata che non in versione Mp3 (su Itunes): ebbene si!
Il mio ultimo libro "Life in Music" (ed. Carisch) contenente i dieci brani più significativi della mia ultima produzione, ha venduto di più dei relativi brani singoli su Itunes, nonostante il fatto che i brani singoli abbiano un prezzo molto popolare ovvero 0,99 centesimi.
Ci sarà una ragione nascosta oppure il musicista americano ha ipotizzato un futuro possibile?
Non so e non provo nemmeno ad i mmaginare, ma ho voluto scriverlo per farvelo sapere e per creare un pò di curiosità intorno a questo argomento.
Buona musica e ... buone partiture a tutti
Eppure fino a qualche anno fa, mi ero divertito a fare delle previsioni visto che la musica è la mia attività da quasi 50 anni, e devo dire con molta umiltà che ci avevo azzeccato quasi sempre.
Adesso invece è molto più complicato. Perchè? Semplice, perchè la musica è una delle grandi forme di comunicazione dell'uomo e come tale è soggetta a tutte le evoluzioni che la comunicazione subisce per merito o per colpa, della innovazione tecnologica. Se poi aggiungiamo che la musica popolare ovvero la musica moderna è anche legata alla tecnologia musicale si può ben immaginare che la velocità di evoluzione addirittura si raddoppia quindi .... impossibile prevederne il futuro.
Ci sono però alcuni segnali che mi fanno riflettere.
Qualche settimana fa, un articolo su un musicista americano, raccontava che il tale, facente parte anche di una band piuttosto famosa negli U.S.A. ha deciso di far uscire il nuovo album della band in versione.........."cartacea": ebbene si! Le partiture al posto della registrazione sonora.
Evidentemente si tratta di una provocazione, comunque interessante perchè ci riporta al 19° secolo, periodo in cui la musica era ancora solo "scritta" e quindi la partitura aveva un valore addirittura estetico.
In ogni famiglia medio borghese c'era un pianoforte e su ogni pianoforte c'era sempre una partitura che faceva bella mostra di se e che veniva "letta" dalle persone che abitavano quella casa.
Posso quindi rispondere alla domanda che mi ponevo da tantissimi anni: nel 1899 il brano "Maple Leaf Rag" dell'inventore del rag-time ovvero Scott Joplin, vendette oltre un milione copie!!
Ora, si da il caso che il brano, che io conosco perfettamente, è molto difficile da suonare al pianoforte e richiede una discreta tecnica, molto allenamento e un ottima lettura. Mi sono quindi sempre domandato: ma c'erano veramente 1.000.000 di persone in grado di suonare quel brano in America nel 1899?
Evidentemente no, ma la copia del brano. in versione cartacea, appoggiata sul pianoforte faceva la sua bella figura.
Dunque l'idea di quel musicista americano, di far uscire il lavoro della sua band solo su partitura, è strana ma non folle.
Qualche tempo dopo ho riflettuto nuovamente su questa notizia e mi sono accorto di una cosa buffa:
da qualche mese oramai, la mia musica si vende meglio su carta stampata che non in versione Mp3 (su Itunes): ebbene si!
Il mio ultimo libro "Life in Music" (ed. Carisch) contenente i dieci brani più significativi della mia ultima produzione, ha venduto di più dei relativi brani singoli su Itunes, nonostante il fatto che i brani singoli abbiano un prezzo molto popolare ovvero 0,99 centesimi.
Ci sarà una ragione nascosta oppure il musicista americano ha ipotizzato un futuro possibile?
Non so e non provo nemmeno ad i mmaginare, ma ho voluto scriverlo per farvelo sapere e per creare un pò di curiosità intorno a questo argomento.
Buona musica e ... buone partiture a tutti
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