…e
non sono più “solo canzonette”.
Sono
un musicista e faccio questo di lavoro ( da 50 anni) quindi, nel momento in cui non suono e
non compongo, ascolto.
Devo
dire che molto di quello che ascolto da un po’ di tempo, non mi convince (cerco
sempre di utilizzare il meno possibile il verbo “non mi piace”, per il rispetto
che porto verso tutti coloro che fanno il mio mestiere).
Non
nego che ci sia ogni tanto qualche buona produzione e qualche buon pezzo, di
quelli che ti fanno soffermare su un ascolto approfondito che per noi
musicisti, solitamente è rivolto alle armonie, alla melodia e
all’arrangiamento, ma tutto ciò sta diventando sempre più raro. Mi rendo conto
perfettamente che di questi tempi è veramente difficile inventare qualcosa di
nuovo e di stimolante ma questo non è un alibi sufficiente per rinunciare a
tentare vie nuove.
Ma
se le vie nuove non si trovano, allora che fare? Semplice (forse): ripercorrere le vie precedenti cercando
degli itinerari alternativi o
paralleli.
Nel
caso della musica popolare ad esempio, il nuovo percorso potrebbe essere un
approfondimento culturale di ciò che è stato già fatto. Mi spiego meglio: le
canzoni o peggio ancora come termine le “canzonette”, sono nate come
espressione popolare di un linguaggio semplice e leggero.
Questo
succedeva agli inizi di questo percorso ma adesso, dopo oltre mezzo secolo di
musica pop, si può e si deve alzare il livello di questa musica che non deve
vergognarsi di essere “popolare” in quanto tale, ma cercare di ritagliarsi il
giusto ruolo accanto alle altre forme di musica colta quali la musica classica
ed il jazz.
Naturalmente,
per fare questo si deve iniziare dal rimettere in discussione molte di quelle
certezze che hanno contribuito fino ad ora, a costruire musica che avesse
l’opportunità di essere commerciale ovvero di essere musica di largo consumo.
Niente
di male e lungi da me l’idea di considerarmi un severo censore di quella musica
che ha consentito di conseguire nel tempo ottimi risultati a chi l’ha composta,
realizzata, confezionata e venduta.
Oggi
però le cose sono cambiate completamente, i meccanismi che fino ad ora hanno
funzionato, sono completamente sparigliati e quindi ci si deve o ci si dovrebbe domandare se non sia il caso
di tentare appunto, nuovi percorsi musicali.
Riprendendo
il concetto precedente, sono convinto che questo farebbe sicuramente del bene
alla musica e probabilmente aprirebbe nuove strade e nuove alternative a quella
che ancora oggi molti continuano a definire musica “leggera”.
Ebbene,
c’è qualcuno che da un bel po’ di tempo ha capito questo e sta cercando di
portare avanti un lavoro di evoluzione della nostra musica in tutte quelle
componenti che formano un brano moderno: armonia, melodia, testo e struttura.
Sto
parlando di Claudio Baglioni e della sua nuova produzione iniziata con il brano
“Con Voi” in questo nuovo percorso a tappe attraverso il quale Claudio ci sta
conducendo per mano, dentro al suo nuovo lavoro.
Brani
nuovi, alcuni più tradizionali ed altri particolarmente innovativi, ma tutti
sicuramente fuori da quelle regole che abbiamo citato precedentemente.
Brani lunghi, quasi tutti oltre quei tempi massimi imposti (!?!?) dalle regole della discografia e
delle radio. Solo per questo “hats off” al lavoro di Baglioni! Una vera e propria piccola rivoluzione portata
avanti con una determinazione, coerenza ed onestà artistica assolutamente rare
nel panorama musicale italiano.
Ma
Claudio non si è fermato solo a questo. Nella sua continua ricerca armonica e
melodica, peraltro iniziata già dai tempi di “Oltre”, il capolavoro della
musica italiana degli ultimi 25 anni,
Claudio ha probabilmente raggiunto un risultato compositivo che, se non
analizzato con attenzione, potrebbe passare inosservato ai meno attenti: le sue canzoni sono
diventate dei veri e propri gioielli di strutture compositive, che pur
mantenendo una fruibilità a livello popolare, hanno oramai una dimensione che
non può più essere configurata nella semplice denominazione di “canzone”.
Per
tutti, le mie preferite:
E
noi due là
In
un’altra vita
Con
Voi
Dieci
Dita
L’ultima
cosa che farò
In
cammino
Va
tutto bene
E
chi c’ammazza
Per i musicisti: consiglio una
analisi attenta ed approfondita delle armonie,
delle melodie e delle strutture dei brani che ho elencato.
E a questo
punto posso affermare con certezza che in questo caso:
“non sono
più solo canzonette”.